Chi legge il romanzo, deve avere la percezione di essere di fronte ai due personaggi che conversano, e da lì ottenere ciò che serve a mandare avanti la storia che l’autore ha intenzione di narrare.
È possibile quindi, attraverso dei dialoghi ben scritti, sia contestualizzare il tempo e il luogo in cui si svolge la trama che esprimere il carattere dei personaggi e ciò che prova. È importante, inoltre, che i dialoghi siano veritieri, cioè che vengano percepiti come reali. L’artificiosità dei dialoghi può soltanto appesantire il ritmo del romanzo, oltre a far sì che il lettore storca il naso di fronte a essi.
Le parole espresse da ogni personaggio devono quindi riflettere sempre le reali condizioni del contesto storico e della particolare situazione in cui esso si trova, nonché il carattere, le ossessioni, le paure e i sentimenti che prova, senza tralasciare l’educazione e il livello culturale. Facendo sì che il personaggio prenda vita dinanzi al lettore, guidandolo verso la narrazione della trama del romanzo.
In questi casi diventa quasi essenziale la regola dello “Show, don’t tell” già trattata in questo mio articolo, in cui è possibile far sì che il personaggio mostri la sua natura e le sue intenzioni senza l’ausilio della narrazione.