Con alcuni strategemmi e grazie alla sua diplomazia, riesce a farsi ospitare nella capitale, e persino a conoscere il Dalai Lama, il Buddha vivente.
Robin cresce e diventa un formidabile arciere e, come in molti altri romanzi dell'autore, il protagonista trova l'amore della bella Marian.
Dalla sua parte avrà però la bella Rosa, figlia del carceriere Grifo. I due si innamorano e lei farà di tutto per riuscire a scagionare Cornelius e far sbocciare il tulipano nero.
La presenza di Heidi infonde gioia in tutti i personaggi, ma persino nel lettore, che durante la lettura si lascia trasportare dalla spensieratezza della protagonista, dal suo modo di affrontare la realtà e le sue problematiche.
Seppur essendo stato incarcerato per motivi politici, l'autore decide di non inserire nessun riferimento politico, sopratto contro l'impero Austriaco che lo ha incarcerato.
Un uomo che gli ha donato una vita abbastanza agiata, ma anche tante pretese e una dura educazione, fatta principalmente di vessazioni, violenza psicologica e incoerenza.
Tutto ha inizio a causa di una battaglia a cui il visconte partecipa e in cui viene ferito, rimanendo tranciato a metà, verticalmente.
Quest'ultimo tenterà di reagire alla società stessa, ma rimanendo comunque con un certo grado di frustrazione, finendo per esprimere soltanto una reazione maligna, inutile e incapace di esprimere la propria elevata natura.
Ho apprezzato proprio questo suo divenire, questo suo trasformarsi, in qualcosa di oscuro e malefico, come soltanto l'essere umano è capace di trasformarsi, soprattutto come risposta, come soluzione effimera ad un problema che lo sovrasta.
Un romanzo volutamente semplice, ma comunque forte, capace di affrontare tematiche importanti che, specialmente le donne, si ritroveranno ad affrontare prima o poi verso il viaggio della propria esistenza.